19 marzo – La festa del papà, origini e tradizioni. Festeggiala “U Vurparu” con Marco Manera

Il 19 marzo si celebra in Italia la festa del papà, una festa che per la sua importanza viene celebrata in ogni parte del mondo.

Nei Paesi anglosassoni che seguono la tradizione statunitense, la festa si tiene la terza domenica di giugno.

Festa-del-Papa

Fu la signora Sonora Smart Dodd, la prima persona a sollecitare l’ufficializzazione della festa; ispirata dal sermone ascoltato in chiesa durante la festa della mamma del 1909, ella organizzò la festa una prima volta il 19 giugno 1910 a Spokane, Washington. La festa fu organizzata proprio nel mese di giugno perché in tale mese cadeva il compleanno del padre della signora Dodd, veterano della guerra di secessione americana.

Nei Paesi di tradizione cattolica, invece la festa del papà viene festeggiata il giorno di San Giuseppe, padre putativo di Gesù, ovvero in corrispondenza con la Festa di San Giuseppe, il 19 marzo.

La Chiesa cattolica ricorda San Giuseppe il 19 marzo con una solennità a lui intitolata.

I primi a celebrarla furono monaci benedettini nel 1030, seguiti dai Servi di Maria nel 1324 e dai Francescani nel 1399. Venne infine promossa dagli interventi dei papi Sisto IV e Pio V e resa obbligatoria nel 1621 da Gregorio VI.

I papi Pio IX e Pio XI inoltre consacrarono il mese di Marzo a San Giuseppe.

La festa di San Giuseppe che si celebra il 19 Marzo ha origini molto antiche, che risalgono alla tradizione pagana. Il 19 Marzo è a tutti gli effetti la vigilia dell’equinozio di primavera, quando si svolgevano i baccanali, i riti dionisiaci volti alla propiziazione della fertilità. Nel mese di Marzo venivano svolti anche i riti di purificazione agraria.

Tracce del legame con i culti pagani e con i riti agricoli si ritrovano nella tradizione dei falò dei residui del raccolto dell’anno precedente ancora diffusi in molte regioni.

Ma – secondo la tradizione –  san Giuseppe, oltre ad essere il patrono dei falegnami e degli artigiani, è anche il protettore dei poveri, perchè a Giuseppe e Maria fu negato un riparo per il parto da poveri in fuga.

Proprio per questa ragione alla festa di san Giuseppe è legato anche il pane, spesso deposto sugli altari.

In Sicilia e nel Salento sono diffuse usanze denominate “Tavole di San Giuseppe”: la sera del 18 marzo le famiglie che intendono assolvere un voto o esprimere una particolare devozione al santo allestiscono in casa un tavolo su cui troneggia un’immagine del santo e sul quale vengono poste paste, verdure, pesci freschi, uova, dolci, frutta, vino. Sono poi invitati a mensa mendicanti, familiari e amici, tre bambini poveri rappresentanti la Santa Famiglia. Si riceve il cibo con devozione e spesso recitando preghiere, mentre tredici bambine con in testa una coroncina di fiori, dette “tredici verginelle”, cantano e recitano poesie in onore di S. Giuseppe. Talvolta è un intero quartiere a provvedere e allestire le tavole all’aperto.

Alimento tradizionale di questa festa sono le “frittelle” a Firenze e a Roma, chiamate “zeppole” a Napoli e in Puglia, “sfincie” a Palermo. In Canton Ticino sono tradizionali i “tortelli di San Giuseppe“.

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