Nebrodi – Arriva in libreria “I due Bastardi” della scrittrice galatese Nina Giardineri

Arriva in libreria “I due Bastardi” il nuovo capolavoro della poetessa e scrittrice galatese Nina Giardineri per la Agemina edizioni. Il romanzo, spaccato di un’epoca che non c’è ma che non ha mai smesso di pulsare nell’inquieto animo siciliano, narra la storia di due fratelli uniti dal grembo ma separati dalla vita. Sullo sfondo la terra, “matrigna o madre” secondo il volere delle nobili pulsazioni del cuore o il tracotante ricatto di una vita stentata.

Ci sono vita, amore, dolore, sentimento crepuscoli… nelle pagine della Giardineri. sicilianità, “dialetto”, che a chiamarlo vernacolo hai l’impressione di “violentare” la lingua che fu dei padri, i paesaggi , lo spirito di un popolo che lotta. Arminio, uomo, parola gestualità, cartina tornasole, sempre attuale di un “Nazione che non c’è più” . Par di vederli gli assolati paesaggi che l’autrice dipinge con “cuore e amore” in un “unicum narrativo” che impedisce di accostare l’opera alla narrativa “blasonata”. Una storia cadenzata, una danza. Il “ballo del cuore” di chi non si arrende e scrive per lottare.

Quello che l’autrice non dice aleggia dalle pagine. Mi piace pensare ai canti di una terra “A fosche tinte” dell’entroterra siciliano dove la fa da padrone l’aristocrazia terriera che genera servilismo, voglia di rivolta rassegnata dignità. “Cu ti lu dissi chi t’ai…”Rosa Balistreri, Carmen Consoli… voci che ancora, rispetto alla collocazione storica del romanzo avevano ancora da venire. I figli, il potere , la soggezione, il sacrificio, il travaglio interiore.

“Quannu io moru / non mi diciti missa/… diciti a tutti chiddu ca vi dissi/ cantati li me canti on li scurdati/ …ca pi sta terra n cruci/muriu senza vuci”/ I due bastardi figure di vita che ricalcano un mondo unico ma variopinto come la trama e l’interagire sociale. “Il libro nero” romanzo forte della stessa autrice ha ora un valido “concorrente”. “…Ia canusciu la so svintura/ e la cantu così comè, /troppu beni ci vosi a Maria/ e sta svintura magia non è” “Quannu nisciu lu picciriddu / c’era ventu e c’era friddu/ n ta lu cori di barbablu”. I nostri personaggi scavalcano il dolore di Barbablù di Petralia ,“sopravvivono” al parto ma sono comunque vittime di un comune sentire che avvolge di “fragilità e fatalità le loro vite. Si può dire, , parafrasando i versi , che la Giardineri “soffre” la sventura di un popolo oppresso e “la scrive così comè”.

Enzo Caputo

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