I maccheroni? Meglio se a condirli sia un professionista- Informazione, etica, principio e tante legge 150

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“La mala informazione” chi era costei? E soprattutto, mala per chi? La domanda è d’obbligo come l’altra: la legge 150/2000 chi era costei, visto che ancora oggi è pochissimo applicata e si lascia che i comunicati degli Enti pubblici (a volte con la pretesa di essere articoli) invece di essere affidati ad esperti, come vuole appunto la norma, vengono scritte da persone (magari dipendenti) che, forse, non hanno altro titolo o scopo che quello di compiacere il capo di turno a dispetto della deontologia e della professionalità.

Può capitare così che, mentre i giornalisti “veri” vengono attaccati per il lavoro che fanno, gli “abusivi” dell’informazione continuano a proliferare annidati nelle stanze del potere per il loro “magnificat” di turno. Già, gli abusivi dell’informazione, spesso non si limitano a precisare i fatti, così come vuole la natura stessa del comunicato, ma si spingono oltre fino a tessere malamente le lodi dell’incensato di turno.

Ne leggiamo tanti di questi pseudo comunicati che di quanto segue hanno ben poco: Il comunicato stampa infatti deve contenere innanzitutto i riferimenti essenziali dell’organizzazione che lo emette (logo, carta intestata, ecc.); inoltre devono comparire data, ora e luogo di emissione; deve trattare di un avvenimento avente i requisiti di notiziabilità e dev’essere breve; deve recare un titolo e quasi sempre un occhiello, che precedono e riassumono il contenuto; il testo della notizia, essendo destinato soprattutto ai giornalisti, deve rispettare le regole del giornalismo, le informazioni devono essere chiare e attendibili e soprattutto, non deve contenere espressioni del tipo il/la… ha ben fatto; oggettivamente bene, non diversamente fattibile ecc.

La critica positiva o negativa, deve essere lasciata al giornalista che trasforma in articolo il fatto comunicato. Spesso niente di tutto questo succede e quindi che chi commissiona o scrive un comunicato senza essere legittimato, violenta la legge, toglie il pane di bocca al professionista dell’informazione e, soprattutto si può perdere nella falsa convinzione che ciò che produce deve essere roboante e smielato, poco conta se questo al lettore attento suona come un “magnificat”.

E se il cronista poi esercita, nel bene e nel male il diritto di cronaca e di critica che altro non appagano che il sacrosanto diritto del lettore ad essere informato anche sotto il profilo della censura. Capita così che, ogni qualvolta pizzichi o generi la convinzione di aver pizzicato un politico di provincia ecco che spuntano le paroline magiche: “Legale” e “querela”. E’ capitato a tutti i colleghi di sollecitare il mal di pancia del politico di turno. Qualche giorno fa è toccato a Giuseppe Lazzaro per una maccheronata forse un po caruccia o forse no, essendo il concetto di caro, appunto solo un concetto rigorosamente soggettivo. Noi non abbiamo la pretesa ne la possibilità di sapere se la maccheronata pirainese sia stata effettivamente cara, certo è che, assieme ad altre iniziative è costata un bel po’ di soldi oltre 3,000 euro. Soldi pubblici con fini socio ricreativi ma pur sempre soldi pubblici e pertanto “sottoposti” al diritto di critica del giornalista. Con divisibili nel merito , non condivisibili, legittimi, non legittimi? Sicuramente legittimi.

Non è questa la sede per aprire un dibattito. Mi interessa solo il principio della libertà di informazione e se la critica non è bene accetta pazienza. Essa è cattiva per sua natura quindi si dovrebbe accettare così com’é. Quello che conta è capire se l’episodio narrato sia ascrivibile a un fatto reale e, solo dopo, se ciò non fosse vero, si più sparare a zero sul giornalista chiarendo i fatti. Giuseppe Lazzaro fa informazione, anche tosta, pericolosa, critica, iperbolica. Ha un suo stile e, piaccia o no, viene letto e pure tanto.

Glpress, il suo giornale giorni fa ha titolato “Maccheronata di 3.100 euro, sperpero di denaro pubblico”. Anche qua forse lo è e forse no, dipende dalle opinioni. Per un disoccupato lo sarà pure, per altri magari no. Lazzaro pensa che lo sia. Una sua opinione soggettiva, rispettiamola, poi chi legge si farà una sua idea anche qui, giusta o sbagliata. L’importante e che la determina esista, e… di fatto esiste. E se mai fosse esistita? Può capitare.

La bufala è sempre dietro l’angolo e a volte è ammantata così bene che sfugge alla verifica perché il tempo per verificare la notizia è sempre poco, il giornale deve uscire. Ricordo sempre la frase che mi fu detta quando ero alle prime armi da un capo redattore navigato.

” Il giornalista è un coglione – diceva- perché fa da cassa di risonanza al capetto di turno nella speranza di una carezza che mai arriverà, qui cerchiamo di imparare come si fa ad essere meno coglioni possibile, lasciamo che a sperticarsi in lodi siano solo le cicale.

 Enzo Caputo

Salvatore Calà

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