Messina – La città brucia: l’isolitudine (la nostra malattia) di una terra che non fa notizia!

Messina brucia, brucia per una trentina di ore, ma in realtà anche da più tempo, da qualche giorno, da oltre una settimana. Brucia a Spartà e a ridosso dei villaggi marittimi che si incontrano percorrendo la statale 113; brucia con forza sui Colli, a Portella e poi giù fino all’Annunziata portando l’incubo delle fiamme fin quasi dentro le case e ai bordi delle autostrade. Ma questo lo sapete già. E lo sapete perché l’avete vissuto!

Succede che a fronte di una situazione che in tanti hanno paragonato alla scena di un girone dantesco, attorno tutto taccia: la politica si dimentichi della propria logorrea, quella che solitamente la porta ad intervenire su tutti i massimi sistemi senza porsi il problema di quel che si dice o si promette, e che i media nazionali si occupino di tutt’altro. Certo, la notizia dei roghi viene data nei tg di pranzo e della sera, insieme a quella del caldo afoso e degli incendi in Toscana e Sardegna. Gli incendi in California meritano quasi sempre un servizio a sè, invece. Polemica da strapazzo? Fate voi. Noi al potere – e alla responsabilità – dell’informazione ci crediamo. Deformazione professionale!

Intanto zelanti cittadini, residenti e fuori sede, giornalisti e social addicted, blogger e semplici schifati dal silenzio assordante che sta rendendo ancora più difficile un momento tragico di per sè, avviano un tentativo di tweet bombing, inviano articoli, messaggi, segnalazioni e immagini ai giornali on line più letti, alle redazioni tv dei vari xxxxtg24.

Le risposte sono nauseabonde, quando e se arrivano: “quello dice che è in vacanza”; da quella redazione mi scrivono che “al massimo posso condividere un post sul loro forum”. E allora sai che c’è? Che in questi momenti ti rendi conto di essere un’isola come scrive bene Alessandra Mammoliti, professionista dell’infotainment e tra le voci principali di Radiostreet, indignata social che non manca di postare la schermata che racconta di una segnalazione a “Il Fatto Quotidiano”, congedata con un invito a condividere le immagini sul loro blog…eventualmente. E non è la sola: ad Elena dicono la stessa cosa; e neppure ad Emilia che contatta Staffelli arrivano risposte più solidali. Intanto, chi conosce il potere dei new media e sa chi sono gli influencer più sensibili non può che taggare Fiorello, siciliano sempre attentissimo a quello che succede nell’isola, ottimo megafono per le istanze cui la stampa dimentica di dare eco.
Così è lo showman a registrare un video chiedendo al giornalismo di diffondere la notizia come può.
Ma qual è il senso di chiedere tanta attenzione dei media, si chiede qualcuno. Qualcun altro critica e basta questo lamentio di chi si è schifato per la poca diffusione della notizia su Messina. Ed è a loro che è giusto dare una risposta: vale la pena di far notare che la gente, in una condizione di emergenza come quella che ha seminato il panico in città, chiedeva info su Twitter e Facebook (ond’evitare di intasare le linee di soccorso molto più utili a chi stava vivendo momenti di terrore, vivendo in abitazioni con vista sull’inferno), non ricevendo aggiornamenti utili da radiogiornali e siti web di informazione nazionale o tg (penso a quelli che vanno in onda h24 per esempio). Straordinario il lavoro dei cronisti locali che si sono spesi instancabilmente e persino di qualche utente Facebook improvvisatosi reporter d’assalto. Dice bene il collega di Tremedia, Eduardo Abramo: “La stampa nazionale non ha trattato la questione salvo rare eccezioni, o comunque lo ha fatto in ritardo. I cronisti locali vi hanno raccontato tutto, spingendosi anche vicino al fuoco. Il valore dell’informazione sul territorio per il territorio. Noi ci siamo. Sempre

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ph MeteoWeb

La tragedia è nostra e interessa solo noi. Sembra esattamente questo il messaggio che ancora una volta ci tocca sorbirci.
A chi non si rende conto dell’importanza della diffusione dell’informazione al livello nazionale, tocca far presente che la sensibilizzazione delle masse, specie quelle politiche, passa proprio da lì. E che la nonna di tizio difficilmente prenderà in mano il tablet per sapere da un giornale on line come procedono le operazioni di soccorso.
E’ più probabile si aspetti glielo racconti la cara vecchia scatola quadrata che ha in cucina o sul servant del salotto.
Insomma, esiste un sacrosanto diritto che hanno gli utenti di ricevere informazioni puntuali e costanti. Parallelamente, le nostre crisi, problematiche e tragedie dovrebbero pesare quanto e come le altre.

Di essere trattati alla stregua della periferia dell’impero senza troppa attenzione o riguardo per le nostre questioni dovremmo esserci rotti tutti le scatole una buona volta. Se ancora sembra una pretesa campanilistica quella di sentir parlare di un disastro che ha messo ko economie ed esistenze, di storie di pastori anziani a cui sono morte tutte le pecore, di quei proprietari terrieri che si sono visti, di nuovo, sputtanare un bene che sarà impossibile mettere a reddito per chissà quanti anni, allora c’è qualcosa che non va ed è un problema di sensibilità soggettiva, evidentemente. Ma ritenere superfluo che al di là dei nostri confini si presti attenzione ad una città che brucia, appare quantomeno bislacco. Opinabile, certo. Ma c’è persino chi minimizza quanto occorso, affermando non ci siano neanche stati disagi per la città: tutto apposto!

Questa è una scena che si ripete: Giampilieri, l’emergenza idrica, tanto per citare due precedenti. E se nel primo caso l’attenzione fu tutta polemica, nel secondo arrivò solo dopo qualche giorno e varie richieste social di dare alla questione una dignità nazionale. Eppure ricordo bene -e ricordo bene- anche in quest’ultima occasione, qualche pulpito nostrano, inizialmente, si levò contestando chi si indignava per un mancato focus oltre lo Stretto sulla vicenda. I riflettori si accendono sempre e solo a tragedia consumata – ci deve scappare il morto come dice bene qualcuno – o quando e se c’è da alzare un polverone politico. E, a proposito, dove sono i politici a sto giro? Ad esclusione di un paio di eccezioni che si sono mostrate attente alla faccenda, tutti gli altri -consiglieri comunali, parlamentari regionali e nazionali – che fine hanno fatto? Il problema è che la gente non sapeva davvero a chi rivolgersi, che le istituzioni non hanno fatto le istituzioni e che i leader o presunti tali hanno ancora e ancora dimostrato di non avere la benché minima idea di cosa implichi il proprio ruolo (il commento riguarda trasversalmente i tanti che giocano a fare i capipopolo o che sono stati eletti per diventarlo!). Il tutto mentre sui giornali e sui profili dei membri del governo non si parlava che delle condanne ai Bossi, del busto di Falcone danneggiato allo Zen e della spiaggia fascista a Chioggia. Ora, dico io, ma secondo voi è più onorevole difendere la memoria del giudice di Palermo, preoccupandosi per atti vandalici di 4 deficienti rivoltosi, o occuparsi della tredicesima città d’Italia incendiata per la quale c’è già chi parla di mafiosità? Fatevi delle domande e datevi delle risposte…alla Marzullo.

Infine, giacché tra i geni della comunicazione da tastiera, che sfottono chi ha denunciato la poca attenzione dei media italiani, vi sono non pochi tra membri di associazioni, politicanti e presunti o autoproclamatisi opinion leader, a loro personalmente faccio un invito: non essendo poi così importante dare eco a istanze e problemi a mezzo stampa, in futuro, evitate di contattare i giornalisti perseguitandoli con mille chiamate affinchè le vostre note siano diffuse o perché facciano da trait d’union con qualche collega che lavora nella tv di Stato… Tanto, a che serve? “Chi ha orecchie per intendere intenda”, diceva sempre la mia professoressa di filosofia.
Prendiamone atto, siamo affetti -anche per colpa nostra – da un morbo terribile che ci condanna ad essere e restare soli. Siamo un’isola. La nostra malattia è l’isolitudine!

Eleonora Urzì Mondo

lecodelsud.it
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