Le cronache recenti hanno riproposto il tema delicato e sensibile della condizione carceraria in Italia. Se ne parla troppo poco ed è un problema enorme, di civiltà giuridica, sociale e politica.
Sento, e da parecchio tempo, di volermi interessare di questa condizione limite.
Tanti i drammi e i suicidi tra i detenuti e molte anche le sofferenze del personale penitenziario, costretto a sua volta ad una difficile cronica quotidianità ambientale.
È davvero tutto un mondo a parte di cui non si ha quasi idea.
Un paese civile deve garantire i giusti diritti a chi ha sbagliato, offrire dignità anche nelle celle e soprattutto salvaguardare e attuare il dettato costituzionale che indica la funzione rieducativa e associativa della pena ai fini del pieno reinserimento sociale.
Sia durante l’espiazione della pena, che dopo, lo Stato deve esser modello di garanzia, di decoro, di giustizia giusta. Viceversa fallirebbe nella sua missione giuridica e umana, addirittura esasperando quanto deve invece risolvere.
La politica e le istituzioni devono avere il coraggio e la capacità di toccare tali questioni che riguardano i diritti dei detenuti e del mondo che vi ruota intorno, perché e’ un suo obbligo costituzionale e morale per il bene della società .
