Brolo – Salotti Letterari: “Il Limbo del Gelso Bianco”, con l’omaggio a Borsellino

Salvatore Calà

«Il Limbo del gelso bianco» il secondo impegno letterario dell’autrice siciliana Antonella Ricciardo Calderaro, opera vincitrice del Premio Letterario Giornalistico Piersanti Mattarella è stato presentato a Brolo, inserito nel cartellone estivo voluto dall’amministrazione comunale. L’incontro, introdotto dall’assessore comunale alla cultura Maria Vittoria Cipriano, si è sviluppato su vari argomenti, prendendo spunto dai vari capitoli in cui si articola il libro. Anche su quanto non si è detto sul «terrorismo» che sui nebrodi aveva gettato i suoi semi. E una richiesta di approfondire questo tema è emersa forte. Smascherare i Proci – restando sul tema del viaggio di Ulisse più volte citato – e buttarli fuori dalla Casa dove impunemente si sono istallati diventa una sorta di diktat.

Giovedì scorso, in villa, la presentazione del libro di Antonella Ricciardo Calderaro, Si è parlato anche di del terrorismo, impegno sociale, mafia e massoneria. Ad inizio serata, l’applauso dei presenti in ricordo di Paolo Borsellino, degli uomini della sua scorta e di tutte le vittime di mafia.

ospite anche Franco Blandi

…Già il gelso bianco. Quel maestoso albero che svetta davanti all’ingresso di casa sua, proprio lui sarà eletto a fulcro della festa. Con i suoi rami oggi frondosi e i segni della crescita sul suo tronco, è l’elemento che più connota la storia di Vittoria, cresciuta in un limbo sospeso, lontana da quanto suggerisce amore, e oggi “frondosa” e solcata da esperienze che lasciano un segno durevole e proiettato verso la vita. (cit.) …

“Il Limbo del gelso bianco” il secondo impegno letterario dell’autrice siciliana Antonella Ricciardo Calderaro, opera vincitrice del Premio Letterario Giornalistico Piersanti Mattarella è stato presentato a Brolo, inserito nel cartellone estivo voluto dall’amministrazione comunale.

L’incontro, introdotto dall’assessore comunale alla cultura Maria Vittoria Cipriano, si è sviluppato su vari argomenti, prendendo spunto dai vari capitoli in cui si articola il libro.

La serata si è declinata sulla narrazione del “viaggio” di Vittoria, la protagonista, ma si è incuneata,  sotto il segno della denuncia sociale sulle varie sfaccettatura – non solo sociali – che vengano fuori dalla lettura. Anche  su quanto non si è detto sul “terrorismo” che sui nebrodi aveva gettato i suoi semi.

E una richiesta di approfondire questo tema è emersa forte.

Si è parlato di mafia, massoneria, poteri forti, e senza svelare nulla sul libro, si è entrati nell’anima dei personaggi, della storia, e di quanto ci sia dell’autrice in quello scritto.

Smascherare i Proci – restando sul tema del viaggio di Ulisse più volte citato – e buttarli fuori dalla Casa dove impunemente si sono istallati diventa una sorta di diktat.

Le atmosfere di quegli anni sono state evocate dalle note del sax di Pino Terranova, mentre le letture sono state affidate a Dario e Dafne Ieni, figli della stessa scrittrice, donna fortemente impegnata nel sociale, docente al “Piccolo” di Capo d’Orlando, alla quale non è mancato l’abbraccio, in villa, dei suoi alunni, attuali e ex.

Tornando al libro.

Emerge tra le pagine del romanzo – 12 intensi capitoli – uno spaccato socioculturale della Sicilia nebroidea,  terra degli opposti dove tutto è il contrario di tutto, ma allo stesso tempo è il luogo dell’accoglienza, del calore umano, del sole che accarezza la pelle; dove i profumi, i colori, gli odori, le tradizioni fanno parte del DNA di chi ci è nato e in grado di contaminare chi ci vive.

E’ anche un tour scandito dal tempo nei luoghi che la Ricciardo Calderaro descrive sapientemente con una scrittura complessa, puntuale, dotta, ma nel contempo scorrevole e avvolgente.

Si è parlato di cibo e di famiglie allargate, ed i sapori di questa sterra sono stati ben presenti anche assaggiando le birre artigianali dei fermentati della Irias  – il birrificio di Rocca di Capri Leone – che sanno anche di arance amare, cannella e miele.

Citazione anche per l’evocativa copertina del romanzo che riprende un dipinto del maestro John Picking dal titolo “Il futuro dell’arcadia” che Antonella Ricciardo Calderaro ha definito come un “sunto” di quanto scritto e che rappresenta la storia, tra simboli e emozioni. Ringraziando l’editore (il libro è edito dalla Pungitopo) per la sapiente scelta fatta.

La serata è stata condotta da Massimo Scaffidi.

Tra gli interventi anche quello di Franco Blandi, un attento osservatore, con l’occhio del politico, degli anni di riferimento ottanta\novanta in cui si incunea la storia del romanzo.

L’omaggio a Paolo Borsellino

Ma andiamo all’episodio iniziale della serata. L’omaggio a Paolo Borsellino.

Vittoria, la protagonista del libro, come del resto l’Autrice, vede la sua vita caratterizzata dall’impegno civile, dalla capacità di indignarsi di fronte alle ingiustizie, dal desiderio che la legalità possa essere l’unico sfondo caratterizzante l’esistenza di ciascuno di noi. Concetti che assumono una maggiore valenza oggi a pochi giorni dall’anniversario dell’attentato al giudice Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia, insieme alla sua scorta in via D’Amelio nel 1992, trent’anni fa.

Occasione importante quindi per ricordarlo, ancora una volta, anche a Brolo. E così è stato.

Giusto per rammentarlo

Il commento della scrittrice a fine serata: “Grazie, Brolo, per la calorosa accoglienza in una location davvero suggestiva!”

il romanzo

“Il limbo del gelso bianco”, romanzo che si inserisce nel genere odeporico-memoriale, è il resoconto del ritorno ‘epico’ di una donna che da Milano, città nella quale è stata catapultata da un fatto di sangue, torna alla sua terra, la Sicilia, scavalcando divieti e costrizioni e sfidando il pericolo che incombe su di lei dal giorno dell’evento.

Ultima discendente di un’antica e prestigiosa famiglia, ripercorre i sentieri di una vita non vissuta, se non nella sua immaginazione, scandendo le tappe del viaggio con gesti ed azioni che hanno qualcosa di rituale e che le consentono di riconquistare «la concretezza delle cose, perché per troppo tempo è rimasta sospesa in un limbo asettico, che l’ha costretta in una dimensione surreale e anaffettiva». Fanno da cornice al percorso luoghi suggestivi che, pur riconoscibili nella morfologia variegata dei Nebrodi, sono percepiti in chiave mitica e innescano meccanismi di riscatto, che fanno sì che la donna, sgretolando progressivamente il muro di diffidenza che si è costruita dentro, riacquisti la propria integrità, e, soprattutto, la propria identità, permeata del fascino e delle contraddizioni della sua terra.

fonte: scomunicando.it

la fotogallery della serata

            

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