Patti – “La sicilianità di Oriana Civile penetra la vita e la canta con le corde del cuore”

oriana civile

 Si può riassumere così la superba esibizione dell’artista nasitana al teatro “B. Ioppolo” di Patti che con l’opera “Canto di una Vita Qualunque” con Ciccio Piras (chitarra e organetto) ha chiuso in bellezza la stagione “Scenanuda”.

In scena le vicissitudini di Don Ciccino, contadino siciliano del secolo scorso che, con i necessari distinguo, può essere accostato, per il pathos e l’efficacia della ricostruzione storico – sociale, al film “Il pianista sull’oceano”. Non ci sono, è vero, navi arrugginite alla fonda ma a “Sfilare” comunque è un intero secolo anche se lo spaccato di vita raramente trasborda il mondo rurale e la terra che- recita Oriana- non riposa mai. Numeroso e qualificato il pubblico presente che ha apprezzato in special modo gli intermezzi musicali tra “pila e pinnuli” ; modernità, vezzo, ironia e doppi sensi :”… chi capisti… a pila pi lavari…” – Il fronte collassa ad El – Alamein … Rommel ruggisce a Kasserine; il fante contadino si ritrova a vendere sigarette in campo di prigionia americano. “Cu dici ca lu carciri è galera a me mi pari na villeggiatura” .Oriana Civile e Ciccio Piras all'auditorium Rai di Palermo

oriale civile teatro beniamino ioppolo pattiE già una vacanza rispetto alle angherie del padrone siciliano chi “bivi vinu e duna acqua di vadduni” – “Fumo “ che diventa tumuli di terra da coltivare, stento, sopravvivenza. Un cerino brucia lentamente tra anima e core, si spegne… un altro si accende, brucia la passione; testimoni le stelle che hanno appena baciato l’imbrunire. Poi la fuitina “bianca” “altro che fimmini miricani” dice don Ciccino. In lei “brucia” la terra di Sicilia fino a diventare, nel tempo, contrapposizione, quasi dispetto. I tempi cambiano, ma non la mafia che irrompe di notte e uccide tre volte: nel corpo, nella mente e per la vita. Urla la disperazione, suggella il marchio infamante. La vita continua… che beddu u telefonino ma no sacciu maniari. Per il “Novecento contadino” non c’è una stiva dove poter sopravvivere ma un “xsi” di “marzo arrivato” che lo attende per l’ultima battaglia. “Una vita qualunque è arte, poesia, canto, dialetto a volte “greganico”. Si accendono le luci; la sala tributa il meritato riconoscimento. Da Naso si irradia una perla, commenta qualcuno, e vola sui raggi del sole. Addio “900”, addio Pianista… brava Oriana.

Enzo Caputo

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