Il luogotenente Mangano: in presenza di situazioni anomale chiamate sempre il 112.
I carabinieri non chiedono soldi e la validità di un eventuale tesserino esibito va verificata con una telefonata, meglio se da cellulare, al 112. Se arriva il tecnico del gas e vi prospetta un danno all’impianto che rischia di far esplodere la casa, non fatelo entrare, prendete tempo e se non lo conoscete chiamate sempre il 112.
Se vi chiamano e vi dicono che vostro figlio sta in un guaio giudiziario e ci vogliono soldi fate il 112. Occhio a chi vi chiede soldi per riparare lo specchietto dell’auto che lui dice che gli avete danneggiato. I Social vanno usati con prudenza e così pure il telefono.
Niente confidenze con gli sconosciuti – L’elenco delle truffe ai danni di anziani e soggetti fragili sembra essere infinito. Accanto alle nuove truffe restano, purtroppo, sempre valide quelle tradizionali degli zingari e delle bande di catanesi “in trasferta”.
Ad esporre i pericoli, nel salone parrocchiale Padre Tano Farina, gremito fino all’inverosimile, sono stati i carabinieri di Castell’Umberto diretti dal luogotenente Giuseppe Mangano che, dopo avere esposto i tipi di raggiri, ha invitato tutti a collaborare e a denunciare qualsiasi presenza sospetta sul territorio.
L’intervento di Mangano è stato puntuale e lineare, così come quello del maresciallo che lo coadiuvava; poi i saluti del parroco Padre Giuseppe Chiacchiera e l’introduzione giuridica della sindaca, l’avvocato Veronica Maria Armeli, che ha spiegato l’articolo 640 del C.P. che parla, appunto, della truffa. La giornata dell’incontro, dal titolo “Più sicuri insieme”, è stata voluta dal Comune nebriodeo, dalla locale Parrocchia Maria SS. Assunta e dalla Compagnia Carabinieri di Sant’Agata Militello. Dal dibattito, inoltre, è emerso che Castell’Umberto sarebbe, almeno finora, una specie di zona franca con tutti i pericoli che per “definizione” le zone borderline comportano.
Sul territorio della “Provincia babba”, purtroppo, come testimoniano le cronache e i processi, c’è di tutto e il malaffare si annida dovunque. Dove la coppola e la lupara sono state sostituite dal bianco inamidato dei colletti, dalle estorsioni sottotraccia fino alle esecuzioni, come nell’ultimo caso di Angelo Pirri a Giammoro.
La truffa è un reato penale definito dall’articolo 640 del Codice Penale italiano. Questo reato punisce chiunque, con artifizi o raggiri, induca una persona in errore, procurandosi o procurandole un ingiusto profitto con altrui danno. La pena prevista per la truffa semplice è la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa da 51 a 1.032 euro. Esistono anche forme aggravate di truffa, che prevedono pene più severe.
Enzo Caputo