Ucraina – I tuttologi della Guerra. Tra “La rabbia e l’orgoglio”

…Le sensazioni di Luisa – che preferisce l’anonimato “Perché alcune guerre ci indignano ed altre no.

…..Intanto un’altra guerra, quella della disinformazione e della propaganda, corre sui social dove “troneggiano” a mantra gli specchietti per le allodole che finiscono con il confondere così bene da rendere quasi impossibile distinguere il vero dal falso cercando di far passare i lupi per agnelli…..

“La rabbia e l’orgoglio”, parafrasando Oriana Fallaci, corrono da Kiev, a Mariupol passando da Chernhiv, Kharkiv, Okhtyrka, Sumy… a testimoniare di come un popolo, guidato da un Presidente che in tanti, per dileggio chiamano ex comico, preferisca la morte alla schiavitù. Già perché l’ex attore Volodymyr Zelensky, non è scappato ne alle prime nubi nè alla successiva grandinata, come pensavano in molti Putin compreso. Probabilmente non aveva un pastrano da caporale tedesco da indossare. E così, stando ai racconti dei prigionieri russi, la prevista passeggiata di tre giorni si è arenata lungo la linea del fronte e nella terra di nessuno dove oltre 500 cingolati sarebbero alla mercè del primo trattorista che passa. Insomma uno degli eserciti più temuti del mondo è stato bloccato, non si sa se temporaneamente o meno, da un pugno di uomini determinati a tutto per amore della libertà e della cultura occidentale.

La linea “Zelensky”, è giusto che porti il suo nome, potrebbe essere solo la prima delle tre probabili  Grandi Linee che, se la diplomazia non esce dal vicolo cieco in cui si trova, dovranno essere giocoforza approntate in profondità a difesa del Vecchio Continente, Polonia e  Moldavia in primis. Nazioni che hanno ben percepito il pericolo specie dopo che lo scorso 26 febbraio Mosca aveva aperto un nuovo fronte mandando un paio di divisioni in direzione di Lviv rischiando così di arrivare davanti alle truppe americane schierate in Polonia. La battaglia di Kiev, che sembra assumere per determinazione e valore quella di Berlino del ‘45, rende le linee di profondità relativamente sicure e con i tempi necessari per essere rafforzate. Questa volta però lo scenario cambia. Kiev, pur essendo quasi circondata resiste, e dalla parte polacca invece della pressione degli eserciti alleati, ha il sostegno della Nato che non invia certo, come nel ‘45, armi e mezzi ai Russi.

Certo c’è la grande incognita cinese ma, al di la delle apparenze e della comunanza, si fa per dire, ideologica, resta il fatto che la corresponsione di amorosi sensi tra Mosca e Pechino non è mai esistita. Come twittato dal diplomatico Liu Xiaoming, la Cina non ha “mai invaso altri paesi o ingaggiato guerre per procura”. Nel frattempo mantiene una posizione quasi equidistante, guarda a Taiwan e agli introiti della via della seta. Domani si vedrà.

Intanto un’altra guerra, quella della disinformazione e della propaganda, corre sui social dove “troneggiano” a mantra gli specchietti per le allodole che finiscono con il confondere così bene da rendere quasi impossibile distinguere il vero dal falso cercando di far passare i lupi per agnelli e dividendo sempre più l’opinione pubblica in un momento in cui, non essendo tempo di tuttologi, dovrebbe essere compatta di fronte alla distruzione e alla morte elargite a piene mani -”Putin ha scelto da solo di fare la guerra” – ha ribadito- come tutti gli altri leader – Emmanuel Macron in un discorso alla nazione nel settimo giorno dell’offensiva lanciata da Mosca contro Kiev. “I prossimi giorni saranno ancora più duri per l’Ucraina”.

E ancora ”La Russia è l’aggressore, non è attaccata”. Ma torniamo alla linea “Zelensky” – “Morire per Kiev?”. Proprio come il famoso “Morire per Danzica non riesce a fare breccia nel mondo occidentale. La guerra appare lontana come lontana appariva nel 1939 quando ancora si credeva che non ci poteva essere un’altra guerra perché la prima era stata devastante e le nuove armi avrebbero distrutto il pianeta e poi l’opinione pubblica non lo avrebbe permesso. Sappiamo che, purtroppo, così non fu. Intanto accanto ai tanti che in buona fede chiedono pace non sembra mancare chi per ideologia o simpatie nascoste per Putin, si fascia del vessillo della pace, magari prega e invoca l’art. 11 della Costituzione.

Ma tassativamente vieta l’intervento? La risposta viene dallo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione dell’intervento. Nato del 1999 quando spiego’ in Parlamento che la partecipazione italiana all’intervento militare non era in conflitto con l’articolo 11 della Costituzione. Parlò di “Difesa integrata”.

“La Russia – ha detto- da ultimo- il Presidente non ha attaccato solo l’Ucraina  ma l’Europa e la pace che abbiamo costruito”. Ma Il bene o il male stanno tutti da una parte? Riportiamo le sensazioni di Luisa – che preferisce l’anonimato “Perché alcune guerre ci indignano ed altre no, perché ci sono nemici designati  ed altri ai quali concediamo tutto? E ancora: I russi non riusciranno nel loro intento ci sarà un colpo di Stato…

Enzo Caputo

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