- Il PRC Nebrodi addita i pericoli legati alla creazione di una Zona Economica Speciale (Z.E.S.) dei Nebrodi che ponga come fondamentale solo l’infrastrutturazione portuale
La lettera aperta del Circolo Territoriale “Francesco Lo Sardo”
Il Circolo Territoriale “Francesco Lo Sardo” dei Nebrodi del Partito della Rifondazione Comunista interviene non senza preoccupazione sull’inizio dell’iter del percorso per la creazione della zona economica speciale (Z.E.S.) sui Nebrodi.
Avvio che ha fatto seguito ad un recente, analogo ordine del giorno presentato all’Assemblea Regionale Siciliana.
Come PRC Nebrodi non possiamo non constatare che questo percorso prende il via muovendo da alcune “premesse” che non ci sentiamo di condividere.
Come tacere, ad esempio, che la scelta di realizzare una Z.E.S. che si incentri su investimenti legati alle aree retro portuali e comunque finalizzati alla creazione dichiarata di un “polo” portuale sommativo, di un Hub forse diportistico e turistico e forse anche commerciale e/o legato alla pesca, finisce per dimenticare, mettere sullo sfondo le vere, innegate e innegabili, vocazioni economiche e produttive dei Nebrodi?
Si tratta di una scelta, in sé lecita, che però non possiamo e non vogliamo sottacere coglie solo parzialmente, molto limitatamente i bisogni, le aspirazioni e le vocazioni dei nostri Territori.
Attraverso l’opportunità offerta dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) si prova, dunque, a creare una Z.E.S. totalmente centrata sul complesso, eterogeneo settore retro portuale.
Sorgono spontanee alcune domande da rivolgere schiettamente ai sostenitori di questa Z.E.S. così congeniata.
Le infrastrutture portuali rappresentano davvero per i Nebrodi una reale priorità?
Può la diportistica di per sé rappresentare la chiave di volta per lo sviluppo di un’area interna come la nostra?
Basta, davvero, garantire accoglienza, rimessaggio e piccole iniziative cantieristiche per garantire il futuro di un così ampio Ambito sociale, umano ed economico?
Qualcuno potrebbe obiettare che la prospettata polarizzazione portuale potrebbe anche favorire l’evoluzione del progetto orientandolo anche verso lo stoccaggio di merci e container.
Ammesso e non concesso ci domandiamo: Per stoccare quali container? Per intercettare, in concreto, quale traffico di quali merci?
Si scommetterebbe, ad oggi, in buona sostanza, dato e non concesso che un siffatto costoso azzardo riuscisse, sulla movimentazione delle merci, sul divenire di un Hub, di fatto vocato all’importazione di merci, sacrificando così le reali, conclamate vocazioni economiche e produttive dei Nebrodi?
Come non constatare che si tratta di una “scelta”, quella della portualità e della possibile intermodalità che si allontana irrimediabilmente dalle necessità e dalle aspirazioni della gran parte delle Comunità nebroidee?
È doveroso e lecito interrogarsi, come appunto fa Rifondazione Comunista dei Nebrodi, sul fatto che questa “utilità infrastrutturale” in sé, ribadiamolo, marginale finirà per incidere solo molto superficialmente sul nostro tessuto
economico e produttivo storicamente vocato ad altro pur sottraendoci, però, di fatto, risorse e attenzioni.
Non occorre, infatti, essere economisti di vaglia per comprendere con una certa immediatezza che scommettere prima e investire prioritariamente poi, nello specifico, sull’incremento e la strutturazione dei bacini portuali di S. Stefano di Camastra, S. Agata di Militello e Capo d’Orlando rappresenta nell’attuali contingenti ristrettezze economiche un’avventatezza che rischia di confondere il sovrastrutturale con lo strutturale per un’ampia, intera Area ,anche se comprendiamo il senso delle priorità di queste tre cittadinanze.
L’invito del Circolo Territoriale “Francesco Lo Sardo” dei Nebrodi del Partito della Rifondazione Comunista alle forze politiche, economiche, sociali e produttive non solo del comparto nebroideo ma anche regionali e nazionali è quello a non perdere di vista quali sono e possono essere concretamente le potenzialità vocate dei e nei Nebrodi in modo da sostenerle e incentivarle senza disperdere preziose risorse e vitali energie.
In questa prospettiva è evidente che, ad oggi, una Z.E.S. orientata al portuale rischia di rivolgersi a comparti meno centrali e fondamentali per il nostro Comprensorio.
Sul merito specifico poi delle Zone Economiche Speciali ci corre l’obbligo qui di esprimere una nostra valutazione legata al fatto che queste in sé esprimono una sorta di ottimismo assoluto nel libero mercato e nella capacità presenta
dei capitali di determinare in sé, di per sé comunque flussi di sviluppo e crescita.
È davvero così? Può davvero sempre essere così?
Si tratta è bene ricordarlo di un auspicio indimostrato che al massimo si fa narrazione, invero, più verosimile che vera.
Poste qui tutte le nostra ragionate titubanze noi del Partito della Rifondazione Comunista dei Nebrodi siamo ovviamente meno ottimisti di taluni altri e proviamo, invece, a ragionare sul fatto che prima di attrarre investimenti, ammesso che effettivamente poi vi si riesca, occorrerebbe anteriormente un’attenta pianificazione di sistema realizzata da Enti terzi accreditati per garantire affidabilità e sostenibilità ad un progetto che se malauguratamente fallisse finirebbe non solo per “bruciare” ingenti risorse nella disponibilità pubblica ma anche il futuro prossimo di tante Comunità nel nostro Versante.
Davvero, quindi, vogliamo qui sui Nebrodi puntare tutto, a queste condizioni, sull’infrastrutturazione portuale?
Di fronte a questi dubbi e interrogativi il Circolo PRC “Francesco Lo Sardo” invita tutti e tutte ad aprire subito un ampio dibattito sociale, tecnico, economico e politico su quali possano e debbano essere, oggi, le priorità condivise dei e nei Nebrodi.
Se non ragionassimo pubblicamente, diffusamente su tutto ciò finiremmo per lasciare la scelta a pochi accettando, di fatto, di scarificare speranze e risorse e condannandoci ad un marginalismo senza scampo costruendo anche, in caso di fallimento, nuove cattedrali nel deserto.
Possiamo, vogliamo permettercelo?