Coronavirus – Gotenhafen / Villa San Giovanni – io resto a casa!

Negli ultimi 15 anni sono emigrati oltre 2 milioni di siciliani, 30/40 mila rientri sono praticamente nulla.
Può la Sicilia chiudere la porta ai siciliani; non sarebbe forse stato meglio allestire delle residenze obbligate per la quarantena di chi rientra Gotenhafen – Villa San Giovanni – La “Wilhelm Gustloff” salpò da Gotenhafen all’ora e alla data prestabilita, ma non con 1.500 passeggeri e nemmeno con 5.000, bensì con 10.582 profughi, per lo più debilitati, donne e bambini con salvagente al collo ed ammucchiati in tutto lo spazio che era disponibile a bordo. Poco dopo la tragedia causata dal sottomarino S-13.
Da tutte le parti persone, donne, bambini, anziani malati e non, gridano, piangono, implorano, si disperano, senza alcun aiuto. Alcuni sono quasi nudi e la maggior parte non ha giubbotto salvagente. Tutti hanno una meta: la scala principale che porta nella parte principale della nave, verso le scialuppe di salvataggio che promettevano la salvezza. Villa San Giovanni è lontana da Gotenhafen sia nel tempo che nel luogo e l’Italia di oggi non è certo la Prussia del ’45. Le bombe che piovevano sulla regione non sono paragonabili al Covid-19.
Uno spunto di riflessione però si impone sul comportamento tenuto dai civili e militari verso chi fuggiva dal disastro. Una riflessione che acquista ancora più significato se si pensa che i disperati della “Gustloff” – prussiani- riparavano nella regione dei berlinesi con i quali notoriamente ancora oggi non corre buon sangue mentre a Villa San Giovanni, ad essere fermi, tra gli altri, sono siciliani che rientrano in Sicilia e, mentre a Berlino si preparavano coperte e rifugi per i prussiani, in Sicilia si cova rabbia, incomprensione e rancore spesso alimentato da personalismi politici.
Il Governo ha emanato un decreto, fa i dovuti controlli e magari velatamente- è solo un’ipotesi- nel tentativo disperato e necessario di allentare la presa demografica sul Nord, allarga un po’ le maglie. Ma quali sono i reali numeri dell’esodo e soprattutto in che percentuale stanno ritornando? Interrogativi non da poco se si vuole capire e affrontare realmente il problema.
I rapporti SVIMEZ parlano chiaro. Negli ultimi 15 anni sono emigrati oltre 2 milioni di siciliani, di cui 132.187 nel solo 2017. Quindi 30/40 mila rientri sono praticamente nulla e non ci vuole molto a capire che potrebbero essere i casi limite cioè quelli che, bloccatosi il sistema economico in cui operano, o partono o digiunano e questo a prescindere dalla mancanza di rete sociale che dovrebbe circondarli. Sempre i rapporti SVIMEZ rendono un’altra impietosa verità: l’esodo comporta una prospettiva di impoverimento e invecchiamento generalizzato della regione e di rapido spopolamento, soprattutto dei più giovani e dei più istruiti.
In soldoni: istruzione e lungimiranza hanno fatto i bagagli privando il sociale delle nuove, necessarie capacità critiche oggi più che mai necessari per avere giudizi sereni. La Sicilia deve tutelarsi in ogni modo deve ridurre i contagi e per farlo lo stretto va chiuso- dice il Presidente Musumeci e a ruota, i Sindaci. Vero, ciò permetterà agli ospedali di non collassare.
Può la Sicilia chiudere la porta ai siciliani; non sarebbe forse stato meglio allestire delle residenze obbligate per la quarantena di chi rientra e, soprattutto, possono i suoi vertici sostituirsi alle forze di polizia per bloccare chi rientra con buona pace di chi il diritto a farlo lo ha; ma soprattutto può il sentimento popolare – ogni famiglia ha statisticamente almeno un immigrato – gridare all’untore specie quando si parla, anzi si parlava tanto prima che l ‘operazione Husky azzerasse tutto, di sciatori nostrani imprudenti e forse refrattari alle regole? No di certo.
Vero è che prudenza vuole che non si visitino le nonnine nelle case di riposo.
Enzo Caputo
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