Capo d’Orlando – Ordigno di San Gregorio, a colloquio con l’esperto

bomba da mortaio italiano da 81

Ancora ritrovamenti di residuati bellici nella fascia costiera tra Capo D’Orlando e Patti. Questa volta a testimoniare gli scontri dell’agosto del 43, è stata un bomba da mortaio affiorata in un terreno nella zona di San Gregorio Alto a Capo D’Orlando. Ma cosa accadde di preciso in quell’area 75 anni fa? Ne abbiamo parlato con un esperto, il collega Enzo Caputo.

D- Come possiamo leggere questo ennesimo ritrovamento?

R- Sicuramente si tratta di un bomba da 81 della 26ma brigata mortai della divisione “Assietta” che il 10 agosto del 43, presidiava la parte terminale della linea “Tortorici” creata per contenere l’avanza degli americani verso Messina.  I reparti italiani erano spiegati lungo la SS.116  da San Martino a Cresta di Naso e si saldavano con i reparti tedeschi qualche chilometro a monte dell’attuale Ippodromo  di Castell’Umberto anche se alcuni battaglioni tedeschi erano acquartierati nella vicina contrada Aria Ratto.

D – Perché proprio l’Assietta?

bomba da mortaio italiano da 81

R- L’Assietta, reduce dagli scontri sulla linea San Fratello-Monte Pelata-Troina e duramente provata da giorni e giorni di accaniti combattimenti, non aveva più la consistenza per potersi opporre validamente alle manovre delle ben più robuste forze attaccanti padrone assolute anche dei cieli ,era  stata schierata per questo nel tratto di linea citato, che era meno esposto agli attacchi e permetteva, grazie ai bunker posizionati lungo la SS. 116 in contrada Maina,  una qualche possibilità di contenere il nemico il tempo necessario a che il grosso delle forze tedesche si ritirassero su Messina. Ed è proprio nel tratto di ritrovamento dell’ordigno che era stata schierata la  26ma brigata mortai mentre il 25° Rgt. artiglieria “Assietta”, con ormai solo tre o quattro batterie era posizionato a Cresta di Naso.

La  26ma doveva rendere sicura la ritirata della guarnigione tedesca di Capo d’Orlando. Tutto però precipita con l’operazione anfibia americano a Brolo che impegna, nella battaglia per neutralizzare gli americani attestati sulle pendici di Monte Cipolla, anche le batterie posizionate a Cresta. Ciò richiese l’immediato trasferimento a monte della brigata mortai per dar modo alle batterie di sganciarsi non appena le ultime retroguardie tedesche avessero passato Ponte Naso. E’ quindi normale che nell’affrettato dispiegamento qualche cassa di bombe si stata dimenticata o abbandonata. Non dimentichiamo che in quel periodo già serpeggiava nell’aria il “congedo illimitato provvisorio” e che diversi militari italiani, originari della zona, avevano  smesso  di scavare le trincee nella zona umbertina di Monterotondo per indossare abiti civili.

D – E dei ritrovamenti, anni fa, in località Santa Carrà ?

R -Li è tutto più complicato. Ritengo però che l’area possa riservare altre sorprese che avvalorano le ricostruzioni di chi, come me, sostiene che in realtà la zona dello sbarco del Maggiore Barnard non sia stata solo dopo la fiumara di Naso. Ma di questo ne parleremo dopo.

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