Castell’Umberto – Addio a Cesare ragazzo senza tempo

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“Dormi figliuzzu ccu l’angiuli tò…dormi e riposa, ti cantu la vò…”
 Ciao Cesare che la terra, quella Terra non hai mai tradito, ti sia lieve.
“Dormi figliuzzu ccu l’angiuli tò…dormi e riposa, ti cantu la vò…” Sicuramente ci saranno parole migliori per accompagnare nell’ultimo viaggio Cesare, un ragazzo di 78 anni che se ne andato in punta di piedi magari con il solito sorriso stampato sul viso e sul cuore.
Non saprei ricordarlo se non con le note di Rosa Balistreri perchè Cesare Musarra Frannando impersonava un’epoca, la sua dimensione umana e la valenza sociale del come eravamo.

Un uomo dalla battuta giusta, senza tempo ne età, destinato a vivere sempre così come il suo sorriso che, a volerlo leggere, narrava, tra sicilianità e saggezza il “l’istante di Ieri” di cui era nello stesso tempo testimone, spettatore e attore. Per ricordarlo riporto le parole vergate con “anima e core” da Franco e Adriana Lombardo: “La comunità di Castell’Umberto ha avuto la fortuna di poter godere della sua significativa presenza; ognuno di noi ha avuto modo di apprezzare la straordinaria energia di Cesare e per questo, probabilmente, si era persuasi che egli fosse esentato dal patire i mali di questo mondo e il male estremo, poi.

Oggi, rimane il privilegio di averlo conosciuto e di poterlo ricordare: per la sua serietà, la sua professionalità, il suo sconfinato sapere contadino, la sua pacatezza, la sua mitezza, la sua semplicità, la sua disponibilità anche quando si trattava di dover affrontare le prove più ardue. Ci ha sempre impressionato la sua integrità morale: non è mai sceso a compromessi, ha sempre difeso i suoi principi, anche quando ciò poteva significare non assecondare il proprio tornaconto.
E’ stato un raro esempio di coerenza, Cesare.  L’onestà e il senso della giustizia hanno connotato i suoi comportamenti. Era una figura popolare, Cesare. La notizia della sua scomparsa ha originato nel paese autentici sentimenti di incredulità e di sconforto: non poteva essere diversamente. E’ venuto meno un uomo con un grande patrimonio di cultura non soltanto legata alla campagna.
Ci piace ricordare la sua gioia quando il raccolto si faceva generoso. Adriana, che per più di trent’anni è stata la sua allieva prediletta, ne testimonia la cura che dedicava alla terra e alle sue pianticelle, la delicatezza e la tenerezza con cui si rapportava con la terra.” E già è venuto un grande patrimonio di cultura perché certa cultura, quella vera, non si impara solo sui libri ma passa anche, fosse solo per un attimo, da un cappello di carta che, a saperlo leggere, ci ricorda e racconta i sacrifici e il duro lavoro che i nostri padri fecero per edificare dal niente e con niente la Castell’Umberto di oggi, i suoi scalpellini e gli emigranti che nel dopoguerra contribuirono a far girare l’economia.
“Dormi figliuzzu ccu l’angiuli tò…dormi e riposa, ti cantu la vò…” Ciao Cesare che la terra, quella Terra non hai mai tradito, ti sia lieve.
Enzo Caputo
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