Castell’Umberto – Oggi e domani la festa del patrono San Vincenzo Ferreri (Foto e Video)

Oggi sabato e domenica 28 si festeggia (dopo il 5 aprile, giorno sul calendario liturgico) SAN VINCENZO FERRERI il Santo spagnolo e degli ottanta miracoli accertati.

Il programma allestito dall’Arciprete ANTONINO MASTROLEMBO della Parrocchia Maria SS. Assunta con il Comitato e il patrocinio del comune

SABATO 27 AGOSTO: VIGILIA DELLA FESTA

Ore 9: Santa Messa;

Ore 9: Giro per le vie del paese del locale complesso bandistico “Vincenzo Bellini”;

Ore 18,30: Vespro solenne e Santa Messa seguita dalla processione delle reliquie;

Ore 22: Concerto sul palco in onore di San Vincenzo Ferreri eseguito dal locale complesso bandistico “Vincenzo Bellini” diretto dal maestro Vincenzo Cuticone;

Ore 00,30: Sparo dei fuochi d’artificio a cura della ditta umbertina “Russo”.

foto repertorio

DOMENICA 28 AGOSTO: GIORNO DELLA FESTA

Ore 8: Sparo di mortaretti;

Ore 9: Santa Messa;

Ore 11: Santa Messa solenne;

Ore 16: Santa Messa. Al termine processione del Santo patrono Vincenzo Ferreri per le vie del paese con il tradizionale suono delle campane.

Durante la processione torna, dopo tre anni, anche la tradizionale sosta al “Serro di San Vincenzo” con un momento di preghiera e la benedizione del territorio circostante con la reliquia del Santo.

A conclusione della processione solenne benedizione di tutti i fedeli intervenuti in piazza IV Novembre;

Ore 22: Spettacolo musicale con Alberto Bertoli e i Giullari in concerto.

LUNEDI’ 29 AGOSTO: 

Ore 19: Santa Messa di ringraziamento e collocazione della statua di San Vincenzo Ferreri nel suo altare.

STORIA DI SAN VINCENZO FERRERI (da Wikipedia)

Vincenzo Ferreri, in valenciano Vicent Ferrer, nato a Valencia il 23 gennaio 1350 e morto a Vannes il 5 aprile 1419, è stato un religioso e predicatore apocalittico nativo del Regno di Valencia, appartenente all’Ordine dei Domenicani. Si adoperò in modo particolare per la composizione dello scisma d’Occidente, militando nel partito benedettista fino alla revoca dell’obbedienza al “papa Luna” da parte del Re d’Aragona. Fu proclamato Santo da Papa Callisto III nel 1455.

Vicent nacque nel 1350 a Valencia (allora capitale dell’omonimo regno, confederato nell’ambito della Corona d’Aragona), dalla famiglia dei Ferrer, una nobile casata vicina alla casa reale di Barcellona (anche suo fratello Bonifaci, monaco certosino, sarebbe diventato consigliere del Re Martino I e poi delegato per il Compromesso di Caspe). Ancora giovanissimo, entrò nell’Ordine Domenicano e proseguì gli studi presso la casa di formazione a Barcellona, poi a Lleida e Tolosa e dal 1385 insegnò teologia a Valencia.

Già nel 1379 aveva conosciuto il legato pontificio presso la corte di Pietro il Cerimonioso, il cardinale aragonese Pero de Luna. Nel 1378 avvenne lo scisma d’Occidente e, dopo una iniziale incertezza, la Corona d’Aragona si schierò con decisione dalla parte del Papa avignonese, Clemente VII, scelto dai cardinali francesi che ritenevano non valida l’elezione di Papa Urbano VI.

Alla morte di Clemente VII nel 1394, fu eletto Papa dai cardinali di obbedienza avignonese proprio quel Pero de Luna che il giovane domenicano aveva conosciuto a corte, e assunse il nome di Benedetto XIII. Il nuovo pontefice scelse Vicent Ferrer come suo confessore personale e consigliere, e lo nominò penitenziere apostolico: il frate rifiutò però la nomina a cardinale che Benedetto XIII gli offrì.

Schieratosi, fin dall’inizio dello scisma, dalla parte del Papa avignonese, nel settembre del 1398, durante l’assedio di Avignone da parte di Re Carlo VI di Francia (che non aveva riconosciuto l’elezione di Benedetto XIII), Vicent Ferrer cadde gravemente malato: egli stesso attribuì la repentina guarigione ad un intervento di Gesù Cristo, che gli sarebbe apparso in visione insieme ai Santi Domenico e Francesco d’Assisi e gli avrebbe ordinato di dedicarsi all’esortazione delle folle cristiane in vista dell’imminente avvento dell’anticristo. Ottenuto il permesso di lasciare la corte pontificia, e ricevuto il titolo di legato a latere, Vicent Ferrer trascorse i successivi 20 anni della sua vita come predicatore, attraverso l’Europa occidentale ma, soprattutto, la penisola iberica, favorendo, grazie alla sua abilità oratoria, al tono apocalittico dei suoi sermoni e alla fama di taumaturgo, numerose conversioni di pubblici peccatori e anche di alcuni musulmani ed ebrei.

Dal 1409 al 1415 percorse la Castiglia, l’Aragona e la Catalogna. Egli, con le sue prediche, riusciva a sollevare disordini antiebraici; piombò più di una volta nelle sinagoghe, cacciandone i fedeli e proclamando che d’ora in poi quel luogo sarebbe divenuto una chiesa. Attraverso Ferrer, si stima, che si ebbero 35.000 conversioni forzate di ebrei. Nel 1412 quando il Re Martino I di Aragona morì senza lasciare eredi, Ferrer fu tra i giudici incaricati di stabilire la successione al trono (compromesso di Caspe): il regno venne assegnato proprio al candidato sostenuto da Ferrer (che agiva veramente come longa manus di papa Benedetto XIII), Ferdinando I di Aragona. Vicent si impegnò molto per comporre lo scisma d’Occidente, dapprima tentando di convincere Papa Gregorio XII a riconoscere l’autorità di Benedetto XIII, poi cercando di persuadere lo stesso Benedetto a rinunciare alla carica insieme agli altri due Papi, e favorire l’elezione di un nuovo Vescovo di Roma.

Alla fine, di fronte all’ostinato rifiuto di Benedetto, anche Ferrer avrebbe acconsentito alla decisione del sovrano aragonese di sottrarre l’obbedienza al “papa Luna”: con la capitolazione di Narbona, del 1415, il Re Ferdinando I sottrasse la propria obbedienza a Benedetto XIII, che pure era stato il principale artefice della sua elezione al trono della Corona d’Aragona tre anni prima. Spettò proprio a Vicent Ferrer annunciare ufficialmente al popolo la sottrazione dell’obbedienza da parte del Re d’Aragona, Valencia e Maiorca.

Dopo questo atto ufficiale, però, il domenicano interruppe tutti i rapporti con la corte: si rifiutò sempre di recarsi al concilio di Costanza e preferì dedicarsi in modo completo alla predicazione itinerante. Alla morte di Ferdinando fu suo figlio Alfonso il Magnanimo ad inviare gli ambasciatori della Corona d’Aragona al Concilio di Costanza: ma anche di fronte alla richiesta fattagli dal Magnanimo di partecipare al Concilio, Ferrer rispose con un rifiuto. Alfonso riconobbe poi come Papa legittimo Martino V Colonna, eletto dal conclave formato dai Cardinali presenti a Costanza e dai rappresentanti dei padri conciliari. Vicent Ferrer si immedesimava a tal punto nella propria missione da autodefinirsi nelle sue prediche “l’angelo dell’Apocalisse”.

Fu proprio la predicazione a renderlo particolarmente conosciuto: pur parlando soltanto valenciano, il frate veniva compreso da tutti i presenti. Le agiografie imputano questo fatto all’intervento dello Spirito Santo ma si tratta anche di un dato interessante sulla situazione linguistica del tempo: le diverse lingue neo latine erano meno differenziate tra di loro rispetto ad oggi.

I sermoni di Vicent Ferrer erano estremamente popolari ma anche causa di tensioni e controversie. Spesso egli si scatenava con violenta durezza contro gli ebrei, invitando le autorità delle città a cacciarli o per lo meno ad emanare leggi che limitassero molto la loro libertà. Nel 1416 il teologo francese Jean Gerson gli scrisse una lettera in cui lo rimproverava di non aver preso le distanze da un turbolento gruppo di fanatici flagellanti che lo accompagnavano nelle sue campagne di predicazione e diffondevano soprattutto le tematiche apocalittiche delle sue prediche. Durante i suoi viaggi Ferrer raccoglieva anche “testimonianze” sull’anticristo, che con il passare del tempo divenne sempre più oggetto della sua predicazione. Sulla base delle affermazioni di alcuni religiosi caduti in trance, egli maturò la certezza che l’anticristo fosse nato nel 1402, e che dunque l’inizio della sua missione fosse imminente. Morì il 5 aprile 1419, all’età di 69 anni, in Bretagna (Francia), a Vannes, nella cui Cattedrale di San Pietro sono ancora custodite le sue spoglie mortali.

Su richiesta di Alfonso V d’Aragona venne promossa la canonizzazione di Vincenzo Ferreri. Venne ufficialmente canonizzato da Papa Callisto III il 3 giugno 1455 nella chiesa domenicana di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Il suo culto fu confermato da Papa Pio II con una bolla del 1458.

Predicatore di grandissima fama, era dotato di un forte carisma personale, godendo dell’attenzione sia delle masse sia dei potenti; attraversò gran parte dell’Europa a piedi, e condusse un modello di vita austero. Insigne studioso, scrisse molti trattati, tra cui il “Trattato della vita spirituale” e una raccolta di sermoni che fu strumento di formazione ed evangelizzazione per generazioni di religiosi. Dopo la sua morte, tuttavia, a diffonderne la fama furono soprattutto i prodigi operati per sua intercessione.

È l’unico Santo della Chiesa ad essere stato canonizzato dopo il riconoscimento di più di ottanta miracoli, testimoniati da migliaia di deposizioni al suo processo di canonizzazione. Secondo i suoi agiografi «era un miracolo quando non faceva miracoli»; ne avrebbe compiuto decine ogni giorno: malati guariti, indemoniati liberati, morti risuscitati, peccatori, eretici e non cristiani convertiti. Tra i molti miracoli che lo vedono protagonista nelle leggende, sono due quelli che lo resero particolarmente noto: l’aver portato la pioggia sui campi colpiti dalla siccità e l’aver salvato un muratore da una caduta.

Per questa ragione l’intercessione del Santo è ancora oggi invocata dai contadini per i benefici del raccolto ed egli è anche venerato come patrono dei muratori. Viene poi pregato contro i fulmini e i terremoti e per allontanare le malattie, soprattutto le più gravi. Ancora oggi la devozione per questo Santo medievale è diffusa in tutto il mondo, in particolare nelle zone che hanno avuto contatti con l’Ordine Domenicano o con gli spagnoli (come l’America Latina). Tra queste zone vi è anche l’Italia (in particolare nelle regioni meridionali del Paese), dove spesso è considerato quasi come un Santo italiano.

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