Ficarra – Mauro Cappotto: “il bandolo della matassa, oggi mi è venuto così”

«La scuola italiana ha più bisogno di Montessori» ed io aggiungerei sempre meno omologazione, appiattimento mascherato da facile populismo. La scuola non a caso è composta da un complesso sistema di equilibri che interagiscono con diverse sensibilità, che dallo specifico e dalle differenze trae gli stimoli per favorire la crescita individuale e collettiva. Ognuna di queste parti che compongono il cosmo scuola ha un ruolo, l’omologazione a qualunque fine lo cancella. Non funziona comunque così! a dirlo è il professore Mauro Cappotto, ex assessore del comune di Ficara ed oggi consigliere con delega al turismo. A scuola presto si tornerà a riflettere sul depotenziamento dei consigli di classe, nucleo centrale della scuola del passato e secondo me, conclude Cappotto,  di quella del futuro. La scuola che immagino sarà diversa da quella dei libri tutti uguali, del buonismo valutativo, del facciamolo per tutti allo stesso modo è più semplice, perché le nuove generazioni dovranno saper scegliere ora più che mai e dovranno impararlo a scuola.
“La scuola italiana ha più bisogno di Montessori” (Parisi Nobel per la Fisica) ed io aggiungerei sempre meno omologazione, appiattimento mascherato da facile populismo. La diversità è ricchezza, l’identità un patrimonio così importante che non può essere leso o barattato con altro.
Gli studenti hanno il diritto di sviluppare un percorso che li metta alla prova e gli permetta di affrontare gli ostacoli che un processo di crescita può riservare. La scuola non a caso è composta da un complesso sistema di equilibri che interagiscono con diverse sensibilità, che dallo specifico e dalle differenze trae gli stimoli per favorire la crescita individuale e collettiva. La scuola non è un’azienda, non si può fondere o confondere la gestione organizzativa con quella educativa e formativa.
Ogni segmento dell’organizzazione formativa ha un ruolo, nulla è scontato e soprattutto non è una macchina di produzione a ciclo continuo. Ogni classe è un amnio dove far crescere al sicuro, non una, ma un gruppo di persone, che a loro volta appartengono ad un ambito più grande rappresentato dagli interessi comuni, che a loro volta, fanno riferimento ad una struttura condivisa che opera per favorire l’organizzazione complessiva e la condivisione.
Ognuna di queste parti che compongono il cosmo scuola ha un ruolo, l’omologazione a qualunque fine lo cancella. Si comincia con dire che per far funzionare meglio le cose qui ci sono io e si finisce con farsi prendere la mano cancellando ogni traccia di spirito d’iniziativa, di creatività spontanea, di partecipazione (naturalmente sempre in buona fede).
Non funziona comunque così!
A scuola presto si tornerà a riflettere sul depotenziamento dei consigli di classe, nucleo centrale della scuola del passato e secondo me di quella del futuro. Alla globalizzazione corrisponde la maggiore esigenza di io e di io con gli altri, di identità specifica da coltivare. La scuola che immagino sarà diversa da quella dei libri tutti uguali, del buonismo valutativo, del facciamolo per tutti allo stesso modo è più semplice, perché le nuove generazioni dovranno saper scegliere ora più che mai e dovranno impararlo a scuola.
Per fortuna una buona parte dei giovani intuiscono autonomamente dove riporre l’attenzione e malgrado tutto riescono a trovare un numero sufficiente di appigli per uscire dal pozzo, il problema resta per gli altri, quelli che dovrebbero prendere esempio e coscienza di se.
Vedo un futuro con maggiore attenzione alle specificità, alla persona in relazione con gli altri, alla individualità come risorsa anche per gli altri, un ritorno ai contenuti, l’incremento della tecnologia come strumento consapevole dove lo spazio non potrà essere un recinto.
Di tanto è necessario, opportuno e quasi terapeutico mettersi in discussione, nessuno è perfetto o detiene la verità assoluta, quando si pensa che la lente tende ad opacizzarsi, è quello il momento giusto per fermarsi, riflettere e ripartire.
Mai contro qualcuno, sempre verso qualcosa in cui credi.
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