Brolo & Acib – L’allarme di Rete No Mafie. La lotta alle mafie è ancora una priorità?

Domenica 24 novembre 2019 i rappresentanti delle associazioni aderenti alla Federazione Rete No Mafie, tra le quali  l’A.C.I.B. di Brolo rappresentata dal Presidente Mario Castrovinci e dal vice Carmelo Ioppolo,  si sono incontrati a San Cataldo (CL).

Dall’analisi dello stato attuale e delle prospettive del movimento antiracket in Sicilia e, più in generale, in Italia, è emersa la considerazione che da qualche anno le Istituzioni mostrano una certa indifferenza se non fastidio e – in taluni casi – aperta avversione, per un fenomeno che ha consentito a migliaia di imprenditori di liberarsi dal giogo mafioso, e che la lotta all’estorsione e all’usura non è più una priorità. Di seguito alcune delle nostre riflessioni che avvalorano queste considerazioni.

  • In Sicilia, tanto per cominciare, una norma contraddittoria e delirante dissimulata all’interno della legge di bilancio del 2017 ha di fatto azzerato i modesti contributi regionali previsti per le associazioni antiracket, creando difficoltà per la sopravvivenza della maggior parte di esse. Il Presidente della Regione, già presidente della Commissione regionale antimafia, ha deluso le nostre aspettative, lasciando inspiegabilmente cadere nel vuoto le nostre numerose richieste di incontro chiarificatore.
  • A causa di grossi scandali dell’antimafia deviata, agli occhi dell’opinione pubblica anche le associazioni sane rischiano di essere assimilati ad alcuni organismi, vedi i casi Montante e Saguto, che stanno producendo danni irreparabili al genuino movimento antimafia.
  • Il Commissario nazionale antiracket e antiusura dovrebbe essere il punto di riferimento per tutti i volontari che operano in questo settore ma, in continuità col suo predecessore, mostra di tenere in maggiore considerazione alcune organizzazioni quali interlocutori privilegiati, frantumando e delegittimando ancora di più il movimento antimafia e antiracket in Italia
  • Il Ministero dell’Interno, al quale già l’8 ottobre 2018 avevamo trasmesso una memoria, sembra non essere interessato alle nostre gravi preoccupazioni e per di più le Prefetture (“Uffici Territoriali del Governo”) che dipendono dal Ministero, hanno cancellato dai loro elenchi con motivazioni molto discutibili alcune nostre associazioni, anche disattendendo le pronunce del TAR.

Alla luce di queste considerazioni, ci sarebbero motivi sufficienti per indurre i volontari delle associazioni ad abbandonare un impegno che non riceve il riconoscimento e il sostegno delle Istituzioni. Nell’incontro di San Cataldo, tuttavia, malgrado queste analisi sconfortanti, è emersa la volontà unanime di non disperdere il patrimonio di esperienze accumulato in questi anni per non venir meno alla responsabilità che assieme alle altre associazioni antiracket abbiamo assunto nei confronti di migliaia di imprenditori.

Questa scelta di resistere si realizzerà coniugando il tradizionale sostegno alle aziende danneggiate dalle minacce estorsive – che continuano a essere il principale strumento di controllo del territorio da parte delle mafie – con un’attività di denuncia e proposte.

A titolo d’esempio:

  1. Rivedere l’istituto delle misure interdittive, che nelle intenzioni del legislatore doveva essere una norma emergenziale a termine ma divenuta permanente, la cui applicazione affidata alle Prefetture anche sulla base di semplici sospetti ha provocato danni irreparabili ad alcune aziende successivamente ritenute incolpevoli.
  2. Dare nuovo impulso al Consumo critico col coinvolgimento dei consumatori nel sostegno agli imprenditori che si oppongono al pizzo.
  3. Stimolare la creazione di una Rete d’imprese che si impegnino ad agire secondo legge rifiutando la “protezione mafiosa” e operando in un sistema solidale.
  4. Promuovere il consumo equo solidale, con una connotazione marcata a favore delle aziende che rifiutano in maniera esplicita il condizionamento mafioso
  5. Sottrarre agli apparati burocratici la gestione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie, rimediando al più presto alla vergognosa sconfitta che lo Stato ha subito nel mancato riuso dei patrimoni sottratti ai mafiosi.
  6. Introdurre modifiche alla legge elettorale per impedire il voto di scambio e l’infiltrazione dei mafiosi nelle Istituzioni, nell’economia e nella finanza.
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