Foibe – “Vi fu negato un luogo per essere pianti”. Quella brutta pensione del comandante Giacca. Intervista a Enzo Caputo

Tra il 1943 e il 1947 furono gettati vivi in Istria e Dalmazia quasi diecimila italiani. La prima ondata di violenza esplode subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943.

Il castello di Pisino oggi edificato a strapiombo sulla foiba

I partigiani slavi si vendicano dei fascisti e degli italiani in genere arrivando ad infoibare a volte anche quelli comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe migliaia di persone. Li considerano ‘nemici del popolo. La violenza è destinata ad aumentare nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria per continuare poi fino al 1947. Dal 2004, grazie ad una legge l’Italia ricorda i suoi caduti. Una pagina buia in cui storia, revisionismo e ideologia si confondono.

Enzo Caputo

Sull’argomento l’Intervista con il collega Enzo Caputo che sull’argomento ha scritto un libro “Maria Pasquinelli dal pantano d’Italia è nato un fiore.”

 

D.- Tanti decenni sono passati da quei tristi avvenimenti ma la “verità vera” sembra ancora lontana.

R Scavare nel forzato oblio di un passato sanguinoso e violento è brutto, difficile ma necessario. Preconcetti, falsi storici, ideologie, instabili equilibri con i paesi dell’Area, facili revisionismi complicano oltremodo la cosa. Ho voluto “esplorare” le Foibe attraverso la figura di Maria Pasquinelli, classe 1913; la “pasionaria”, cresciuta dalla scuola mistica fascista, fu la prima ad occuparsi di infoibati. Maria il 10 febbraio 1947 uccise a colpi di pistola il comandante della guarnigione britannica a Pola, il brigadiere generale Robert W. De Winton, reo di essere il rappresentante più alto in grado delle potenze vincitrici responsabili di aver ceduto alla Jugoslavia una buona fetta d’Italia.

D- Cosa successe in quegli anni?

R- Nell’Italia attanagliata dalla guerra civile ed ideologica, il luogo dove si scontrarono e si confusero guerra, italianità, patriottismo, politica e onore nazionale fu, in particolar modo l’Istria che, essendo presidiata da pochissime forze, in genere reparti di carabinieri con armamento leggero, divenne facile preda dei titini.

Questi, specie dopo la vittoriosa avanzata del “IX Corpus Sloveno” approfittando dello sbandamento dell’esercito italiano, assetati di vendetta, sequestrarono tutti gli italiani che poterono buttandoli vivi in cavità carsiche molto profonde con macabri rituali. A “scoprire” per prima questi buchi neri fu proprio Maria Pasquinelli che si adoperò, dopo che i tedeschi nel 43 riconquistarono l’area, a recuperare dalla cavità della terra i poveri corpi martoriati. Lo fece per amor di Patria anche se non mancarono quelli che videro nel suo operato un’azione propagandistica contro i comunisti di Tito. Sta di fatto che i tedeschi concessero il loro aiuto con il contagocce e una volta la arrestarono pure. Basovizza, Pisino e tante altre località furono teatro di infoibamenti. A Pisino in particolare gli italiani furono radunati in gran numero per essere poi buttati nella spelonca dalle finestre del castello “Montecuccoli”.

la Foiba di Basovizza in Italia

Norma Cossetto

A Pazin, oggi Pisino si chiama così, le persone del luogo che ho intervistato negano di averne persino sentito parlare, chi ricordava benissimo, anche se sottovoce, era un’anziana signora italiana sulla novantina, che aveva ormai perso ogni speranza di riparare in Italia. D-Perché avvenne tutto questo? R- Follia degli uomini e della storia. Sarebbe però riduttivo tacere i massacri dell’esercito italiano, mirati all’italianizzazione di quelle terre, i suoi campi di concentramento come Gonas, dove migliaia di bambini furono lasciati morire di fame. Il Presidente Mattarella ha detto”Tra le vittime italiane vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni”. E infatti fu così. Si scatenò la caccia all’italiano in quanto tale. Dirò di più. A pagare di meno furono proprio i fascisti che, consapevoli del loro operato, lasciarono per tempo la regione. Furono tantissimi civili e reparti dell’esercito italiano, specie dei carabinieri e della finanza che furono vittime delle violenze più atroci.

Maria Pasquinelli

Il numero dei morti varia a secondo delle ideologie e degli storici che li hanno contati. Non ci sono cifre certe ma sicuramente furono nell’ordine di 8, 9 mila uomini e la loro fine fu atroce. Al computo vanno aggiunti interi reparti di militari sbandati eliminati in imboscate o semplicemente fucilati dopo essersi arresi mentre il numero dei partigiani comunisti passati successivamente per le armi, in quanto italiani, resta imprecisato. A questi vanno aggiunti quelli internati a seguito della rottura tra Tito e Stalin. Volutamente dimenticati dalla storia, sacrificati alla politica ossequiosa degli equilibri internazionali hanno dovuto aspettare 60 anni per avere un cenno nei libri di storia mentre ai loro criminali, a volte, come nel caso del comandante “Giacca”, al secolo Mario Toffanin lo Stato Italiano ha dato la pensione di vecchiaia.

D- Come è potuto accadere?

R- Scrive la rivista ‘Storia’ del 30 giugno 1997: ” l’Inps eroga ogni anno oltre 32 mila pensioni nell’ex Jugoslavia, spendendo circa 18 miliardi di lire al mese. fino a oggi abbiamo sborsato 3.500 miliardi. Questo esercito di vecchietti, in gran parte cittadini sloveni e croati, ha ottenuto la “minima” secondo un’interpretazione discutibile, o addirittura illegittima, di un regolamento della Comunità Economica Europea. Uno scandalo all’italiana che torna d’attualità con il processo delle foibe, perché nelle file dei pensionati d’oltreconfine ci sono molti responsabili della pulizia etnica ai danni dei nostri connazionali, fra il ’43 e il ’47, nei territori occupati dai partigiani jugoslavi.”

Il film Red Land

D- Anche se in ritardo, il cinema si è mosso. Prima con “Il cuore nel pozzo” e, nel 2018 con “Red Land”, Che ne pensa?

R- Molto meglio il primo, un po’ meno il secondo. Quest’ultimo forse per la specificità del caso trattato (Norma Cossetti ndr.) Nel primo il riscatto, (se così si può dire) è affidato ai soldati italiani, il secondo “sfuma” forse pagando pegno, l’intervento dei tedeschi. In quello che fu “Il litorale adriatico” in molte zone i tedeschi, proprio per la crudeltà dei titini, furono quasi accolti come liberatori. E se ci fu uno stacco negli infoibamenti, tra il 1943 e la primavera del 1945, fu dovuto alle armi tedesche.

D – Cosa ti ha colpito di questo viaggio storico?

R- La scritta di un cimitero senza tombe a Montona. Seminascosto, autorizzato dalle autorità dopo 50 anni a condizione che “Non facesse troppo clamore”. Una decina di nomi scritti nei cuori e su di essi una frase “Vi fu negato un luogo per essere pianti”.

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