Sinagra – Vita da migranti, c’è la pace, manca il futuro

I venticinque ragazzi immigrati, che si trovano nel centro di accoglienza  “il Canguro”  del comune di Sinagra, aspettano che arrivi la soluzione per una loro definitiva sistemazione. Sono tutti giovani, dai 20 ai 35 anni.

Ogni tanto qualcuno, spazientito, si allontana in cerca di fortuna con meta preferita la Francia. I posti che si rendono vacanti vengono subito rimpiazzati con altrettanti extra comunitari. Sono assistiti da tre cooperative e coordinati dal Dottor Salvo Sciortino che oltre a dirigere il centro degli immigrati cura le pratiche per la loro regolarizzazione.

Il Canguro si trova a 700 metri di altitudine sulla strada statale 116 che attraversa i Nebrodi, passa per Floresta e raggiunge Randazzo nel territorio di Catania. E’ una bella e ampia struttura bene attrezzata con vista panoramica che spazia dai boschi nebroidei al mare Tirreno. I locali, in atto per difetto della caldaia, sono riscaldati da stufe a gas. Le stanze impegnate per i 25 ragazzi sono 15 -ma , fa osservare il dott. Sciortino,- quasi sempre, un paio restano vuote perché i ragazzi preferiscono stare in compagnia. La struttura è attrezzata di una grande e completa cucina e di una spaziosa sala da pranzo, dove un cuoco prepara i pasti che i ragazzi consumano. La doccia la fanno la sera quando per due ore hanno l’acqua calda nelle loro camere anche se- osserva il coordinatore-  volendo, durante la giornata possono attingerla da un serbatoio sempre attivo nella struttura.

Qui i ragazzi immigrati vivono il loro tempo facendo, nelle giornate di sole, lunghe passeggiate verso la pineta o nel centro di Castell’Umberto. Una parte del tempo lo impiegano a studiare, grazie ai volontari che fanno loro lezioni d’italiano e di quanto loro può servire. Sono molto rispettati dai naturali del luogo che familiarizzano invitandoli spesso alle loro tavole o godendosi insieme qualche film che di tanto in tanto proiettano nella sala parrocchiale.

Le cooperative, che dallo stato percepiscono 33 euro al giorno di ogni immigro, di cui 2,50 € vengono dati  ad ognuno di loro per i piccoli acquisti personali, forniscono gli indumenti che il direttore della struttura, Dottor Salvo Sciortino distribuisce loro secondo un protocollo a cui si deve rigorosamente attenere, come lui stesso afferma; fornisce  i pasti preparati da un cuoco e quant’altro serve per tenere funzionante la struttura. Poi ci sono i volontari, un esercito di brava gente umbertina e sinagrese che controlla, che non manchi loro nulla e pronta a fornire qualsiasi cosa possa loro mancare con lo scopo di non fa sentire il peso della lontananza dal loro paese.

La struttura è dotata di due Wi-Fi di cui i ragazzi immigrati si servono per telefonare ai loro cari. Quando quello delle loro camere non funziona, preferiscono andarsene nei pressi della biblioteca comunale dove un apparecchio pubblico consente di collegarsi.

Ma se la vita quotidiana di questi giovani trascorre fluida, per le comodità e l’affetto dei volontari, altrettanto non si può dire della burocrazia che li deve tutelare. Questi giovani furono catapultati nell’albergo del Canguro, all’improvviso, la mattina del 14 luglio dello scorso anno. A sette mesi di distanza ancora non sono regolarizzati.

Il sindaco di Sinagra Nino Musca sta facendo di tutto per assumerne alcuni da impiegare in lavori socialmente utili. A tutt’oggi, per gli intralci burocratici, non ha il via libero. Eppure è fondamentale tenere occupati questi giovani perché si possano sentire utili e impegnati in compiti in cui si sentono responsabili. Il non far niente fa sentire l’uomo inutile. Allora occorre che le autorità preposte accelerino la loro fattività, si snelliscano le procedure, se si vuole aiutare seriamente questa gente che ha sfidato la morte per raggiungere la nostra terra e non farne di essi dei nulla facenti a danno  del popolo italiano. Che fa immensi sacrifici per sostenerli.

Domenico Orifici

Gazzetta del Sud del 08/02/2018
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