Brolo – Omelia della Messa dell’Ultima Cena – Giovedì Santo con messaggio del parroco alla comunità

 

  1. omelia padre enzoCarissimi fedeli, questa sera provo una gioia particolare nel celebrare questa Eucaristia con questa piccola comunità sacerdotale, venuta insieme per lo svolgimento del ministero della vostra santificazione in questa settimana santa. In questa piccola comunità accogliamo con gioia il ritorno di padre Marino e ci stringiamo attorno a lui nel momento della fragilità. Mi piace pensare che, questa sera, attorno al nostro altare, non c’è solo Brolo, ma il mondo intero. Un sacerdote che porta in sé il cuore dell’Africa, uno che porta l’Asia, io che per nascita e per cultura porto il continente nordamericano ma anche l’Europa per via delle radici… In questa Chiesa stasera c’è il mondo in piccolo. E’ un segno, che nella memoria dell’Istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio ministeriale, che questa sera celebriamo, diventano appello a non restare chiusi nei nostri piccoli mondi, dove tutto quello che è piccolo appare grande e tutto quello che appare grande, appare anche l’unica verità – perché l’unica che appare ai nostro occhi… o l’unica che arriva alle nostre orecchie – ma, al contrario, a spalancare i nostri cuori oltre i confini naturali del nostro sguardo e del nostro pensiero, e di proiettarci in ogni luogo della terra dove fratelli cristiani di ogni cultura e nazione stanno celebrando la nostra medesima fede e soprattutto dove Cristo continua a soffrire la sua passione e morte, nel dolore di ogni uomo che soffre e che piange per le ingiustizie dell’umanità. Davanti al mistero che noi celebriamo questa sera non vi è distinzione alcuna tra di noi. Chiunque siamo, qualunque sia la nostra condizione sociale, stasera siamo tutti accomunati dall’unica fede che ci rende tutti fratelli e sorelle, tutti uguali in dignità, per mezzo dell’unico battesimo, al cospetto dell’unico Dio che a noi è stato dato di chiamare “Padre”.
  1. zambitoQuesta mattina tutto il presbiterio diocesano è stato a Patti, per celebrare insieme al vescovo la Messa crismale, l’ultima che Zambito ha presieduto come vescovo della nostra diocesi. Nel congedarsi da questa parte del popolo di Dio che è la diocesi, Egli ci ha voluto ricordare che, nonostante il suo ritiro, egli resterà sempre un membro di questa nostra Chiesa e sempre resterà un nostro fratello, nella fede e nella carità stessa di Cristo. E noi resteremo sempre nel suo cuore. Ci ha rivolto lo splendido appello di non perdere mai il DESIDERIO come energia di vita, perché nel momento in cui si spegne il desiderio, si spegne la vita che è in noi. E parlando del desiderio, egli disse, parlando del Cristo, gioia della nostra vita:

Tieni fisso lo sguardo su di me… Io sono il compimento dell’attesa, l’iniziatore dei tempi della grazia e della misericordia. Conoscimi per onorarmi, onorami per amarmi, amami per imitarmi. Imitami con stupore, adorando con cuore docile. Imitami e amami portandomi a tutti perché quel “TUTTI” deve essere la misura e l’estensione del tuo DESIDERIO. Portami a TUTTI facendo ciò che farei io oggi. Portami con lo stile mio, lo stile del servizio. Il servizio è la garanzia del tuo desiderio. Portami e annunzia l’aurora che annulla le tenebre. Io non sono il tramonto, io non seguo. Io precedo. Io sono il sole che sorge per rischiarare nelle tenebre della morte e dirigere sulla via della pace

  1.  lavanda piedi padre enzoLa fede per la quale noi possiamo legittimamente partecipare a questa celebrazione è arrivata a noi per dono. Un dono di Dio custodito dalla Chiesa come il suo unico vero tesoro. E in verità la Chiesa non ha e non avrà mai altro tesoro se non Gesù Cristo, il Vangelo della salvezza che ci ha consegnato e, quindi, la fede. È una fede arrivata attraverso il sangue dei martiri ma anche attraverso il sangue, il sudore e gli stenti di tutte le generazioni che ci hanno preceduto; da quella dei nostri nonni e risalendo, di figlio in padre, fino ad arrivare agli apostoli. Questo è quanto ci rivela San Paolo nella seconda lettura, riferendosi al racconto della nascita del Sacramento dell’Eucaristia:

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso

  1. lavanda piedi padre enzo bisNello scenario di quella piccola sala, dove il gruppo degli apostoli celebra la sua ultima cena pasquale con il Signore e riceve il mandato di continuare a fare questo in memoria di lui, mentre satana entra nel cuore di Giuda e gli ispira che è giunto il momento di uscire dalla sala, rompere la comunione con Gesù e gli apostoli, e portare a termine il suo piano di morte, Gesù compie un gesto che lascerà tutti confusi e sorpresi allo stesso tempo. Si toglierà le vesti, cingerà un grembiule, e passerà a lavare i piedi a tutti i suoi discepoli. Nulla aveva preannunziato che Gesù avrebbe potuto mai compiere un gesto del genere. Nessuno era preparato. E l’orgoglio e il pudore di qualcuno, Pietro in particolare, emergerà come una resistenza all’opera che Dio sta realizzando. Gesù compirà anche su Pietro questo gesto, imponendolo. Non è un atto di cortesia che sta facendo. È una rivelazione. Gesù è colui che, con l’annuncio del vangelo e la testimonianza della carità stessa del Padre, lava i piedi dell’umanità per renderla pura e preparare il suo ingresso nella ritrovata amicizia col Padre. Ma per farlo è dovuto diventare servo. Servo di tutti.
  1. brolo altare chiesa settimana santaQuesto gesto si rivela come l’unico vero gesto autenticamente rivoluzionario della storia dell’umanità, il più potente possibile perché l’unico capace di fermare le guerre di ogni secolo e l’odio e il pregiudizio di ogni cuore. Dio si china a lavare i piedi all’uomo perché indegni di compiere il passaggio alla vita di Grazia e solcare l’eternità di Dio, senza Cristo. Quei piedi sono i miei, cari amici. Sono i vostri. Sono quelli delle persone per le quali avremmo consigliato a Gesù di non lavarli, perché “non sono dei nostri”. Sono i piedi di coloro coi quali non consumeremo insieme il pranzo pasquale, o perché le vicende della vita ci hanno allontanato… o perché ci odiano… o perché non hanno superato le ferite che noi abbiamo inflitto loro. Sì, cari fratelli e sorelle, perché le ferite non sono soltanto quelle che subiamo dagli altri. Sono quelle che anche noi siamo benissimo in grado di infliggere.
  1. Con questo gesto Egli ci rivela ancora una volta la sua vera identità, e ci indica una nuova via per santificare il mondo. In un momento storico dove, nel giro di qualche settimana, si sono sollevati nuovi e inattesi venti di guerra e le nazioni stanno col fiato sospeso, dove le bombe uccidono i fedeli nelle chiese e la gente nei mercati e nelle strade e dove armi sempre più sofisticate uccidono la vita di bambini innocenti, vediamo che l’odio si sta nuovamente affermando come il vero carburante che muove il mondo. Ma è un movimento che può portare solo alla distruzione.

Io solo sono il sole che sorge per rischiarare nelle tenebre della morte

e dirigere sulla via della pace”, dice il Signore.

  1. Ci ricordiamo, dunque, di quel gesto. E ci ricordiamo che Gesù ci ha insegnato che la lavanda dei piedi è la via della pace, l’unica via possibile, l’unica via perché la pace è l’unico vero destino possibile. Ogni altro destino è la morte.
  1. In questo mondo diviso e attraversato da moti di terrore, noi, discepoli di Cristo, siamo chiamati letteralmente a morire dentro noi stessi; siamo chiamati a soffrire nelle nostre viscere la morte e la frantumazione dei rigurgiti dell’odio, dell’orgoglio e della superbia… che ci fanno vergognare di indossare il grembiule della pace mentre vorremmo che gli altri si inchinino a noi per fare la riverenza della sottomissione. Dentro di noi, guardando al gesto di Gesù, e sapendo che Gesù chiede a noi di compiere quello stesso gesto, di abbassarci, di metterci in ginocchio gli uni di fronte agli altri, prendere i piedi dell’altro e lavarli… e baciarli, è umano sentire una fitta che stringe le nostre viscere e che manifesta la nostra istintiva resistenza ad arrenderci all’Amore e a vivere di Amore. È come se l’istinto dentro di noi avesse una voce e ci dicesse: “No, questo mai. Farò tutto, qualunque cosa, ma non mi metterò mai in ginocchio davanti a un altro uomo a lavargli i piedi e a baciarli”. E Cristo dice: “se tu non ti farai lavare i piedi e se non sarai disposto a fare come ora sto facendo io, non avrai parte con me”.
  1. Risuonino queste parole fino a far tremare le fondamenta della terra. Risuonino nelle nostre chiese, risuonino nelle nostre case, nei luoghi di lavoro, nei parlamenti e nelle aule consiliari. Risuonino nelle stanze dove si preparano gli stipendi degli operai e dipendenti perché a nessuno sia tolta la dignità del lavoro e della vita. Risuonino nelle stanze dei dirigenti e amministratori delle imprese che si trovano in crisi, ad un bivio, e non sanno che direzione prendere per dare un futuro alle loro famiglie e a quelle di coloro che lavorano con loro. Risuonino nelle aule scolastiche, perché i nostri bambini, ragazzi e giovani siano educati a prendersi cura del mondo con amore e solo per amore. Risuonino nei luoghi dove i nostri giovani sono vittima di ogni forma di dipendenza – il gioco, l’alcol, la droga – e preda di quei lupi feroci che sono disposti a tutto pur di trascinare nel baratro della morte i nostri ragazzi, per i quali dovremmo essere disposti a dare la vita e non solo lamentarci perché altri non fanno nulla. Per loro dovremmo essere disposti a mettere da parte ogni differenza e stringere un vero patto sociale, un patto d’acciaio per proteggerli da ogni male e perché nessuno arrivi mai a rubare loro la speranza, il desiderio, la capacità di sognare e il futuro.
  1. Quel gesto sacro di mettersi in ginocchio e di farsi servi è la via di uscita:
  1. padre enzoVia di uscita perché prosciuga i rivoli che alimentano le radici maligne dentro di noi;
  2. Via di uscita da ogni conflitto, perché non vi è conflitto che non possa essere risolto; non vi è dialogo che non sia possibile quando ci si mette in ginocchio gli uni davanti agli altri.
  3. Via di uscita che ci insegna una luminosa strada per la vita, quello del disarmo interiore, anche davanti a un nemico armato. Il cristiano vero vive sempre disarmato, perché sa che la sua vera forza non consiste nelle azioni dimostrative o di conquista, ma nella sua fede in Cristo, nel Vangelo e nella gentilezza che svela il candore di una Chiesa bella e attraente, gentile d’animo e sempre con la mano tesa, sempre pronta a costruire e ricostruire ponti per un nuovo dialogo e la pace. Chi vuole essere chiesa deve essere cinto del grembiule della pace. E splenderà come Cristo. Ma anche chi non vuole essere Chiesa può trovare nel gesto di Cristo una sfida interiore e una luce, una ispirazione su come costruire relazioni umane nuove e ricostruire quelle spezzate.
  1. Gesù, tu che fai nuove tutte le cose, rinnova i nostri cuori perché possiamo, nel tuo nome, rinnovare il mondo.

Amen.

Don Enzo Caruso

Link diretto all’omelia pronunciata dal vivo: http://www.enzocaruso.net/site/wp-content/uploads/2017/04/TQ-TRIDUO-GIOVEDI-SANTO.mp3

Link alla pagina di origine dell’omelia: http://www.enzocaruso.net/site/giovedi-santo-messa-coena-domini/

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