Il tempo delle “fuitine”.

image-4“L’anzianità è lo specchio della moralità”. Su questa osservazione siamo tutti relativamente concordi. I tempi son quelli che sono e gli anni ci allontano sempre di più da quella voglia di castità che contraddistingue le nostre nonne.

Il “Calati sta gonna” prima di uscire, il “Chieu chieu cu tutti i cosi i fora” davanti ad una scena hot in televisione, ci consegna la testimonianza di un mondo che non ci appartiene più, o meglio, non ci è mai appartenuto. La libertà di espressione, di moda o più semplicemente la libertà delle proprie idee invece di arricchirci ci ha reso schiavi di qualcosa di molto differente: la prerogativa dell’apparire. Una sorta di evasione, di ribellione alla libertà che invece dovrebbe renderci più saggi e sicuri di se, ma che invece ci impone di indossare una maschera di vanità e presuntuosità particolarmente difficile da abbattere.

E le nostre nonne cosa dicono? Impotenti davanti il cambiamento, non possono far altro che rivangare i tempi passati. Famiglie diverse, schiavitù differenti, passatempi che ai nostri occhi non appaiono più tali, con prerogative come la Chiesa, la campagna o le sale da ballo per le nonne più chic. Il tutto ci consegna un ritratto di donne d’altri tempi inattaccabili. Eppure la maggior parte di esse è stata motivo di vergogna per la propria famiglia, macchiandosi di qualcosa che inevitabilmente le ha accompagnate per il resto della vita. Di cosa sto parlando? Della, così detta, “Fuitina”.

Tempi remoti hanno fatto da testimonianza a questi continui rituali, nei quali una giovane coppia di amanti decideva di scappare per una “piccola fuga” ( appunto in siciliano fuitina) e mettere le famiglie davanti al fatto compiuto della propria unione.

image-6La donna, durante questa “piccola fuga”, si presupponeva perdesse la verginità e, per l’usanza dell’epoca, era di fatto di possesso dell’uomo che l’aveva fatta sua per la prima volta. Svariate sono le donne che rimanevano incinta durante il periodo della “fuitina”, sancendo definitivamente la nascita di una nuova famiglia impossibile da nascondere.

L’esigenza della fuga si radica nelle difficoltà che ostacolavano la nascita di un nuovo amore: avversità delle famiglie all’unione, mancanza di denaro per sposarsi (in tal caso si andava in Chiesa con solo un testimone trovato per strada), la voglia di liberarsi dall’opprimente pater familias.

Ma si poteva anche dire “fare carrozzella” perché la fuga, in tempi lontani, avveniva a bordo di una carrozzella affittata per l’occasione. Qualche volta, anzi spesso, negli stati sociali più disagiati era il mezzo per convolare a giuste nozze saltando la fase parativa e festosa, la cui spesa non era affrontabile dalle famiglie.

Ma come si può parlare di fuitina senza testimonianza diretta?
Per raccogliere informazioni non potevo che recarmi presso il luogo con il più alto concentrato di anziani: la sala d’aspetto del medico di famiglia, il famoso, sempre stimato “dutturi”.

Dalla mia avevo un vantaggio. Gli anziani hanno tempo e voglia di parlare e l’interesse mostrato verso le loro storie, mi ha consegnato sguardi liquidi e commossi, quasi elemosinanti e desiderosi di rivivere, attraverso il ricordo, le emozioni vissute nella loro giovinezza.
Maria ha ormai 81 anni. Lei, suo marito, l’ha conosciuto all’età di 14 anni, nell’immediato dopo guerra, al pozzo, mentre aspettava di prendere l’acqua da portare agli animali. La loro frequentazione segreta, era durata circa un anno. Poi il padre aveva vietato loro di vedersi.

La guerra aveva portato via tutto. Persone, soldi, case, la stessa dignità. Il ragazzo che aveva scelto era uno di quei tanti giovani rimasti orfani, senza un futuro apparente da scrivere, senza prospettive, senza una casa se non una piccola cascina diroccata. L’unico modo per stare insieme era far si che non ci fosse altra scelta. La fuitina era un’esigenza, la gravidanza successiva forse lo era meno ed il padre di Maria non volle rivederla fino alla nascita del suo terzo figlio. Maria si è sposata a 16 anni, con il pancione e con solo tre persone ad assistere al matrimonio. Era solo dannatamente felice.

La storia di Carmela è ben diversa. La sua famiglia e la famiglia del marito hanno organizzato la fuitina per i propri figli.
Sicilia fine anni 40. La povertà era la triste realtà di ognuno. I ragazzini correvano per le strade scalzi od al massimo con un paio di scarpe rotte. Le famiglie numerose vivevano alla giornata, senza fare progetti futuri, vivendo di quel poco che erano in grado di prodursi da soli.

image-5Carmela e suo marito sono cresciuti insieme: hanno deciso che si sarebbero sposati da bambini, per gioco, e lei è cresciuta con la convinzione che un giorno lui sarebbe davvero stato suo marito. Una volta cresciuti, il matrimonio, però, divenne un sogno lontano. L’amore c’era, il rispetto pure ma non c’erano soldi per potersi “maritare”. La fuitina venne così concordata tra le famiglie, con annesso matrimonio riparatore per evitare i fasti che lo sposalizio siciliano prevede tutt’ora.

Mi ricordai, in quel momento, di una storia ben più triste che riguardava un’anziana signora il cui nome mi è impossibile renderlo pubblico. Il padre l’aveva promessa ad un uomo distinto, di una famiglia per bene, con diverse proprietà e tanti soldi sotto il mattone senza considerare che i sentimenti della figlia spingevano verso una direzione totalmente opposta. La fuga d’amore era un’esigenza, direte, peccato che in questo contesto non servì a nulla. Nonostante avesse perso la verginità, nonostante parte del paese fosse a conoscenza di quella scappatella, il timore di un disconoscimento paterno, aveva vinto su tutto. Perfino sull’amore. La ragazza alla fine finì per sposare l’uomo che le era stato designato dal padre, con il ricordo di un’amore nel cuore ed una lunga vita accanto ad un altro uomo.

Eccole le nostre nonne. Tra le rughe che segnano il loro volto, gli occhi lucidi dall’emozione, la voce tremante per il calore dei loro ricordi. Ricurve, sulla loro schiena, ad attendere gli ultimi momenti di sole. Le nostre eroine.

Ed in fin dei conti.. Siamo tutti, o quasi, figli delle loro fuitine.

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